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Ristrutturare il bagno grazie agli incentivi fiscali: tutto quello che c’è da sapere

Se si ha in mente di ristrutturare il bagno della propria casa, anche nel 2023 è possibile beneficiare di alcuni interessanti incentivi fiscali. In questo articolo cercheremo di illustrare quali sono le detrazioni fiscali disponibili, come richiederle e quali sono i requisiti per poterne usufruire.

Per prima cosa, bisogna specificare che l’agevolazione è concessa solamente sulle spese sostenute per rinnovare l’impianto idrico sanitario (rinnovamento, rifacimento e messa a norma). Sono dunque ammessi solamente i cosiddetti lavori di manutenzione straordinaria, mentre sono esclusi i lavori ordinari (semplici riparazioni, sostituzioni di sanitari, rubinetteria o di opere trascurabili).

Chi deve effettuare piccole sostituzioni di sanitari può però ricorrere al bonus idrico.

Le detrazioni fiscali per la ristrutturazione del bagno

Il bonus per la ristrutturazione del bagno è una classica detrazione fiscale sull’IRPEF pari al 50% sulle spese totali che il contribuente sostiene per effettuare i lavori di ristrutturazione, con un massimale di 96.000 euro (IVA inclusa) per manodopera e materiali, su abitazioni, strutture unifamiliari e condomini con l’obbligo che queste siano solo ed esclusivamente a uso civile.

Per usufruire dell’agevolazione statale il cittadino può optare per la compensazione IRPEF come sconto sulle imposte in fase di dichiarazione dei redditi. In alternativa è possibile chiedere lo sconto in fattura (e la relativa cessione del credito) all’impresa che effettuerà i lavori, qualora la ditta sia naturalmente disponibile a questo tipo di accordo.

Come richiedere le detrazioni fiscali

Possono beneficiare dell’agevolazione i proprietari o possessori dell’immobile e allo stesso modo le persone che hanno un titolo di godimento come l’usufrutto o la nuda proprietà. Possono godere dell’agevolazione al 50% per il bonus ristrutturazione bagno 2023 anche i familiari conviventi nel caso in cui il proprietario sia interessato a sfruttare delle agevolazioni ma per motivi anagrafici o di tempo non sia in grado di gestire concretamente della possibilità offertagli.

Per richiedere le detrazioni fiscali per la ristrutturazione del bagno, è necessario conservare tutte le fatture che attestano le spese sostenute per la ristrutturazione. Inoltre, è importante che le spese siano state effettivamente sostenute: i pagamenti devono essere effettuati mediante bonifico parlante, contenente tutte le indicazioni anche dell’azienda che ha svolto i lavori.

Una volta ottenute tutte le fatture e le ricevute, è possibile richiedere la detrazione fiscale tramite la dichiarazione dei redditi. Nello specifico, la detrazione fiscale può essere richiesta nella sezione “Spese per la casa” della dichiarazione dei redditi.

Conclusioni

La ristrutturazione del bagno è un’opportunità per migliorare il comfort, la fruibilità e l’estetica della casa, ma può comportare un importante impegno economico per una famiglia. Con le detrazioni fiscali si possono ridurre i costi della ristrutturazione e avere una zona benessere nuova e moderna praticamente a metà prezzo.

Vuoi ristrutturare il tuo bagno?

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Ristrutturare casa, perché la primavera è il momento perfetto per iniziare i lavori

La primavera è da sempre simbolo di rinascita naturale dopo i mesi freddi e bui dell’inverno. Anche tante famiglie ripartono con progetti e propositi per la bella stagione: anche chi ha in mente una bella ristrutturazione della propria casa solitamente aspetta la primavera.

Non è un caso: in questo articolo, infatti, esploreremo i vantaggi di intraprendere una ristrutturazione in primavera, partendo dal clima favorevole fino ad esaminare la crescita stagionale del mercato immobiliare.

Le condizioni atmosferiche favorevoli

I mesi primaverili e quelli estivi sono ideali per dedicarsi al rinnovamento degli esterni, grazie alle giornate più lunghe, alle piogge meno frequenti e a temperature più calde che favoriscono la corretta asciugatura dei materiali e delle tinte. Inoltre il terreno è generalmente più morbido dopo le piogge autunnali e invernali:  questo consente di avviare con maggior facilità (e con un notevole risparmio di tempo e quindi di denaro) progetti che prevendono scavi importanti, come la costruzione di una piscina esterna.

Anche il rinnovamento di un giardino dopo i lavori all’esterno è consigliabile in primavera: si tratta del periodo migliore per piantare fiori, arbusti e alberi nuovi nelle aiuole appena realizzate.

Gli impegni familiari

Un fattore spesso sottovalutato quando si programmano lavori edili, è il loro impatto sugli impegni in famiglia e sul lavoro. La primavera è il periodo ideale, tra i mesi “caldi”, perché le famiglie non sono ancora alle prese con le vacanze estive e si possono gestire meglio le incombenze familiari. Questo rende possibile dedicare la massima attenzione ai progetti e ai lavori in corso, evitando interruzioni o distrazioni nei momenti cruciali.

Il mercato immobiliare

La bella stagione solitamente coincide anche con il periodo di maggiore fermento del mercato immobiliare. Per questo, se il vostro progetto è di ristrutturare un immobile per poi rivenderlo, è consigliabile prevedere l’avvio e la conclusione dei lavori nei mesi primaverili. Avere a disposizione una casa appena ristrutturata e rifinita nel momento di massima richiesta, incrementa le percentuali di successo nella vendita e consente di massimizzare i guadagni.

Attenzione ai tempi dei lavori

Se si avvia una ristrutturazione con un progetto di grande portata, è consigliabile pianificare un periodo adeguato per essere sicuri di riuscire a completare i lavori nei tempi prestabiliti o comunque entro la fine della bella stagione. Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo: spesso accade che la ristrutturazione della casa richieda più tempo del previsto ed è fondamentale evitare l’inverno o comunque una stagione piovosa.

Le condizioni atmosferiche sfavorevoli possono impedire il completamento del lavoro, danneggiare i materiali o compromettere le lavorazioni parziali. Rinnovare gli esterni in primavera permetterà ai materiali di maturare e asciugare nei tempi giusti, anche qualora qualche imprevisto facesse prolungare i lavori durante i mesi estivi.

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Impianto idraulico: com’è fatto e quando occorre intervenire

La ristrutturazione di un impianto idraulico è un’operazione estremamente delicata che richiede l’intervento di un esperto del settore. Si potrebbe pensare che la sostituzione di un tubo del bagno o del collegamento di una lavastoviglie non abbiano impatto sull’intera casa, ma purtroppo non è così.

L’impianto idraulico comprende tutte le parti che gestiscono la fornitura e lo smaltimento dell’acqua all’interno dell’edificio, e tutte queste parti sono connesse tra loro. Perciò, intervenendo maldestramente anche in un solo punto, si rischia di compromettere l’intero impianto e affrontare costi di ristrutturazione ben maggiori di quelli previsti.

In questa guida vedremo come è composto un impianto idraulico domestico.

Struttura dell’impianto idraulico: cos’è e come funziona?

Prima di pensare agli eventuali interventi di ristrutturazione dell’impianto idraulico è importante conoscerne la sua struttura di base. Avere una conoscenza generale può aiutare a capire quali sono le criticità del proprio impianto e se è necessario intervenire o meno.

L’impianto idraulico parte dal contatore, che si trova all’interno dell’abitazione o più spesso all’esterno. Da qui, parte un tubo di adduzione, al quale è collegata una chiave di arresto, che permette di interrompere l’acqua in tutto il circuito. Dal rubinetto principale, partono due tubi: uno che va verso il sistema di riscaldamento dell’acqua, come ad esempio la caldaia, e l’altro che va ai terminali, come rubinetti e docce.

La conduttura che va verso il sistema di riscaldamento può dividersi in due parti: una parte (opzionale) ricircola e serve per scaldare gli ambienti, mentre l’altra parte è indirizzata ai terminali quando viene aperto il rubinetto dell’acqua calda. La rete di scarico, invece, canalizza l’acqua ai punti di raccolta.

Conoscere la struttura dell’impianto idraulico è importante per richiedere un preventivo. Potrebbe essere necessario rifare completamente l’impianto o solo alcune parti: ad esempio adattarlo a una nuova suddivisione degli spazi o predisporre carico e scarico per l’installazione di elettrodomestici come la lavatrice o la lavastoviglie.

Schema impianto idraulico: fondamentale per intervenire

Valutare il tipo di materiale con cui sono state realizzate le tubature è importante per evitare di dover rifare i lavori a breve termine. Richiedere un sopralluogo può aiutare ad individuare eventuali criticità e la necessità di intervenire e capire ad esempio, lo stato delle tubature: se sono molto vecchie è meglio sostituirle subito, rispetto a fare lavori parziali, per poi trovarsi di fronte a problemi più grandi dopo pochi anni.

Il bagno è sicuramente la stanza più critica quando si lavora sull’impianto idraulico e quella che può incidere maggiormente sul costo dell’intervento. Tuttavia, anche la cucina e la lavanderia sono ambienti in cui un buon impianto idraulico è essenziale.

Come individuare le criticità?

Oltre al fattore anagrafico dell’impianto (fino ad una 30ina di anni fa i tubi non venivano isolati e questo potrebbe tradursi in una dispersione di calore e, quindi, di denaro), altri segnali spia sono:

  • segni di danneggiamento al rivestimento del bagno
  • presenza di chiazze di umidità
  • guasti frequenti
  • fuoriuscita da un rubinetto di acqua sporca o troppo calcarea
  • consumi di acqua elevati, spie di perdite occulte

In tutti questi casi sarà necessario un sopralluogo e, spesso, sarà necessario il rifacimento dell’intero impianto o di una sua parte.

Un impianto idraulico realizzato a regola d’arte, dai professionisti del settore come Global Società Cooperativa Sociale, garantisce l’azzeramento di sprechi di acqua (e di denaro) futuri, annullando l’eventualità di imprevisti che richiederebbero la costosa rottura dei pavimenti, posati magari da pochi anni.

 

 

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Ristrutturazione, 6 cose da sapere prima di iniziare i lavori

Iniziare l’avventura di una ristrutturazione, sia che si tratti di un appartamento che di un locale commerciale, può essere molto impegnativo, soprattutto se non si progettano meticolosamente tutti i dettagli dei lavori.

Si può ristrutturare per molti motivi: perché l’immobile mostra segni di invecchiamento oppure perché abbiamo bisogno di riadattare gli spazi in base a nuove esigenze. Qualunque sia la causa dell’avvio dei lavori, ci sono almeno 6 cose fondamentali da tenere in considerazione prima di iniziare. In questo articolo spiegheremo quali sono e come la Global possa essere un prezioso alleato nel seguire ogni vostro passo.

1. Avere un progetto

I lavori di ristrutturazione possono essere avviati, come anticipato, perché lo stabile ha bisogno di interventi a causa di un naturale invecchiamento oppure perché si ha bisogno di modifiche strutturali alla disposizione degli ambienti. Nel primo caso, non c’è molto da “progettare”, mentre nel secondo è importante avere le idee ben chiare ancora prima di sedersi a discutere con i professionisti del settore.

In alternativa ci si può sempre affidare a un tecnico specializzato (geometra, architetto o ingegnere) che sappia offrire suggerimenti utili e funzionali. Ad esempio, come riorganizzare gli spazi a norma di legge, valutare la necessità di sostituire gli impianti o che sappia guidarci nella scelta dei materiali. Inoltre un professionista saprà anche guidarci attraverso la giungla di normative e permessi, oltre a darci una stima di tempi e costi dei lavori: dati che saranno utili in fase di contrattazione con la ditta esecutrice!

2. Stabilire un tetto di spesa

Grazie alla consulenza del professionista scelto per la progettazione, potremo capire quale sarà la spesa di massima per la finalizzazione dei lavori. Spesso però, la stima iniziale viene “sforata” a causa di qualche imprevisto, di modifiche non preventivate o emerse in corso d’opera.

La conseguenza è che il preventivo iniziale potrebbe salire e trovarsi dinnanzi a spese aggiuntive. Per questo, è meglio specificare al nostro progettista il limite di spesa da non superare. Mediante un semplice computo metrico si può calcolare il costo dei materiali, della manodopera dell’impresa edile e degli impiantisti, eventuali costi per pratiche e permessi oltre, chiaramente, la parcella del tecnico che ha stilato il nostro progetto.

Attenzione, inoltre, alle spese legate a un eventuale finanziamento o mutuo: anche le spese istruttorie e gli interessi vanno conteggiati all’interno del nostro tetto di spesa complessivo!

3. Verifica dello stato generale dell’immobile

Proprio per evitare delle spese inutili e per calcolare bene quelle necessarie, prima di iniziare i lavori interni di ristrutturazione, è consigliabile verificare lo stato generale dell’immobile, soprattutto se si interviene su un edificio datato. Anche in questo caso, per togliersi ogni dubbio, è opportuno affidarsi a un tecnico esperto che accerti che la struttura possa affrontare i nostri lavori (in particolare eventuali demolizioni di muri interni) senza danni.

Il check-up da parte del professionista consentirà di capire se è necessario rinforzare i muri portanti, oppure ristrutturare il tetto, impermeabilizzare la casa o isolarla termicamente con un cappotto. Tutti interventi che – se necessari – è meglio fare col cantiere avviato, piuttosto che tralasciarli e trovarsi costretti a intervenire dopo pochi anni (con danni anche agli interni e dunque spese ulteriori).

4. Scegliere con cura l’impresa edile

Qui giochiamo in casa e saremo un po’ di parte, inevitabilmente. Per i tuoi lavori di ristrutturazione in Sardegna non possiamo che consigliarti di affidarti a Global Società Cooperativa. Se ancora non ci conosci, puoi dare uno sguardo ai nostri lavori oppure leggere il nostro blog con tutte le ultime notizie e suggerimenti nel campo dell’edilizia.

In ogni caso, il passaparola è sempre l’arma più efficace: se conosci qualcuno che si è affidato alla nostra impresa, puoi sempre ottenere una “recensione” in tempo reale chiedendo tutte le informazioni che ti interessano. Un cliente soddisfatto sarà sempre lieto di consigliarti una ditta con cui si è trovato bene!

5. Permessi edilizi

Una delle criticità più difficili da gestire in autonomia è la parte relativa ai permessi. Bisogna informarsi presso il Comune di pertinenza (o ancora una volta, affidarsi a un professionista esperto) per sapere se ci sono dei permessi particolari da richiedere in base agli interventi in progetto.

In generale, per gli interventi di manutenzione ordinaria come la sostituzione di finiture già esistenti non è necessario alcun tipo di permesso. Per i lavori di manutenzione straordinaria leggera, ovvero spostamenti di muri non portanti, sostituzione di fognature, frazionamento di unità immobiliari (a patto di non modificare il volume totale e la destinazione d’uso) il tecnico professionista dovrà richiedere la Cila (comunicazione di inizio lavori asseverata). Per interventi su parti strutturali portanti dell’edificio, ad esempio l’abbattimento di pilastri, travi e solai, il rifacimento del tetto, è invece necessario richiedere il permesso di costruire o Scia (segnalazione certificata di inizio attività).

6. Risparmiare con i bonus edilizi

Sfruttare i numerosi bonus statali dedicati all’edilizia può consentire di recuperare buona parte dei soldi investiti per una ristrutturazione, se si rispettano determinate condizioni.

Nell’articolo “Edilizia, ristrutturazioni e bonus: tutte le novità del 2023”abbiamo passato in rassegna tutti gli incentivi statali validi nell’anno solare. Si va dal Bonus Ristrutturazione al Bonus Facciate, passando per il nuovo Superbonus 90%, senza dimenticare Ecobonus, Bonus Verde e Bonus Mobili.

Grazie a questi utili bonus si riesce a rientrare, in media, di almeno la metà delle spese sostenute. Un grande aiuto, dunque, per chi decide di investire sulla propria casa con una ristrutturazione importante.

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Bonus ristrutturazioni casa ed Ecobonus, è online il portale Enea 2023

Dal 1° febbraio 2023 è online il portale aggiornato dell’ENEA attraverso il quale è possibile trasmettere i dati degli interventi di efficienza energetica e utilizzo delle fonti rinnovabili di energia con fine lavori nel 2022 e 2023, con riferimento alle detrazioni fiscali del Bonus Casa (Interventi che comportano risparmio energetico e/o utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, art. 16-bis DPR 917/86) e dell’Ecobonus (Interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, Legge 296/2006).

Sul portale è possibile trasmettere i dati degli interventi con data di fine lavori nel 2022 e nel 2023. Per gli interventi con data di fine lavori compresa tra 1° e 31 gennaio 2023, il termine di 90 giorni per la trasmissione dei dati all’ENEA decorre dalla data di messa online del sito (dunque dal 1° febbraio 2023).

L’ENEA ha specificato che attraverso il sito possono essere inviati:

– nella sezione Bonus Casa, i dati degli interventi di risparmio energetico e utilizzo di fonti rinnovabili che usufruiscono delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie.

– nella sezione Ecobonus, i dati degli interventi di riqualificazioni energetica del patrimonio edilizio esistente (incentivi del 50%, 65%, 70%, 75%, 80%, 85%) e i dati degli interventi di bonus facciate limitatamente alle spese sostenute fino al 31/12/2022 quando comportano la riduzione della trasmittanza termica dell’involucro opaco (detrazione del 90% per le spese sostenute fino al 31/12/2021, del 60% per le spese sostenute dal 01/01/2022 al 31/12/2022);

È possibile accedere al servizio online mediante autenticazione tramite SPID o CIE (Carta d’Identità Elettronica).

ENEA ha anche stilato una lista degli interventi ammessi e pubblicato un vademecum con tutte le informazioni sui lavori che rendono accessibili Bonus Casa ed Ecobonus. Per andare incontro agli utenti è stato anche Virgilio, l’assistente virtuale all’Ecobonus, a cui si possono porre quesiti riguardanti gli incentivi statali.

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SAL: cos’è, a cosa serve e da chi deve essere redatto?

Quando si affronta la costruzione o la ristrutturazione di un edificio, nelle interlocuzioni con l’impresa si fa spesso riferimento al cosiddetto SAL. Oggi vedremo insieme di cosa si tratta, a cosa serve e chi deve redigere questo importante documento.

Il SAL (acronimo di Stato Avanzamento Lavori) è il verbale che descrive le fasi e le varie lavorazioni del cantiere, elencando le attività completate e quelle che ancora devono essere iniziate. Non va confuso con il computo metrico estimativo, ossia il documento redatto dal progettista prima dell’avvio dei lavori per stimare il costo di esecuzione dei lavori di realizzazione di un’opera edile.

Il SAL, come dicevamo, serve per tenere traccia dei progressi del progetto elencando (ed evidenziando quelle concluse o quelle da concludere) le varie attività da completare al fine di completare la costruzione. Tenere sotto controllo il SAL permette di individuare immediatamente problemi o ritardi che possono influire sulla tempistica del progetto, e permette di verificare se il progetto sta procedendo all’interno dei tempi (e del budget) stabiliti.

Si tratta dunque di uno strumento utile di coordinamento per tutte le parti interessate al progetto, per garantire che le attività siano svolte in modo ordinato e sequenziale, che garantisce inoltre sia al committente che alla ditta esecutrice trasparenza e garanzia sul rispetto degli accordi contrattuali.

Chi deve redigere il SAL?

Il documento contenente lo Stato di Avanzamento Lavori viene solitamente redatto dal Direttore dei lavori, ossia il soggetto incaricato di coordinare l’esecuzione dei lavori che ha l’onere di assicurarsi che tutte le attività siano svolte secondo i tempi, i costi e le specifiche definite in fase di progettazione.

Cosa prevede la Legge? SAL e DM 49/2018

Il dm 49/2018 all’art. 14 comma 1 lettera d) menziona lo stato di avanzamento lavori (SAL); in particolare prevede che:

“tale documento, ricavato dal registro di contabilità, è rilasciato nei termini e modalità indicati nella documentazione di gara e nel contratto di appalto, ai fini del pagamento di una rata di acconto; a tal fine il documento deve precisare il corrispettivo maturato, gli acconti già corrisposti e, di conseguenza, l’ammontare dell’acconto da corrispondere, sulla base della differenza tra le prime due voci. Il direttore dei lavori trasmette immediatamente lo stato di avanzamento al RUP, che emette il certificato di pagamento; il RUP, previa verifica della regolarità contributiva dell’esecutore, invia il certificato di pagamento alla stazione appaltante per l’emissione del mandato di pagamento; ogni certificato di pagamento emesso dal RUP è annotato nel registro di contabilità”.

Questo documento è fondamentale dunque per gli appalti pubblici ma anche per la richiesta dei bonus edilizi, come il Superbonus. L’agevolazione può essere infatti subordinata, come nel caso dei lavori in ambito condominiale, al raggiungimento di specifiche percentuali dell’intervento complessivo.

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Bonus barriere architettoniche: fino a 50.000 euro di incentivi

La Legge di Bilancio ha prorogato al 31 dicembre 2025 la detrazione Irpef e Ires del 75% sugli interventi necessari per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche degli edifici esistenti. Questa agevolazione è particolarmente interessante perché riguarda tutte le categorie di immobili, sia per i privati che per le imprese.

Lo scopo di questo bonus statale è quello di aiutare le persone con limitata capacità motoria incentivando l’abbattimento di tutti gli impedimenti fisici (come gradini, scale, porte strette, etc) che ostacolano l’utilizzo dello spazio, sia all’interno delle abitazioni private che sui luoghi di lavoro. In questo articolo cercheremo di approfondire il tema del Bonus barriere architettoniche 2023.

C0s’è il Bonus barriere architettoniche 2023

Il bonus barriere architettoniche in sostanza è una detrazione del 75% sulle spese sostenute per interventi finalizzati, come anticipato, al superamento e all’eliminazione di ostacoli fisici in edifici già esistenti che impediscono la libertà di movimento alle persone affette da disabilità motoria, ma anche per l’installazione di ascensori o montascale. L’incentivo è attivo per lavori effettuati da privati cittadini, enti pubblici e privati, imprese, esercenti arti e professioni.

Sono previsti però dei massimi di spesa a seconda del tipo di edifici interessati dall’intervento, fino a un tetto di 50.000 euro per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025.

Cosa sono le “barriere architettoniche”?

Innanzitutto bisogna chiarire cosa si intende per “barriera architettonica”. Con questa definizione si intendono tutti gli ostacoli fisici che limitano o impediscono la mobilità delle persone, in particolare di coloro che hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea. Anche la mancanza di segnalazioni o accorgimenti per facilitare orientamento e movimento a persone ipovedenti o sorde rientrano nella categoria. Inoltre, anche un posizionamento ragionato di interruttori, pulsantiere, citofoni e apparecchiature elettroniche può rientrare nella definizione di “abbattimento” delle barriere architettoniche.

Chi può richiedere il Bonus barriere architettoniche 2023

L’agevolazione può essere richiesta da chiunque (privati e imprese) possa dimostrare di aver effettuato spese volte ad eliminare le barriere architettoniche da un edificio. L’Agenzia delle Entrate ha specificato i seguenti soggetti beneficiari:

  • persone fisiche, compresi gli esercenti arti e professioni;
  • enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale;
  • le società semplici;
  • le associazioni tra professionisti e i soggetti che conseguono reddito d’impresa (persone fisiche, enti, società di persone, società di capitali).

Le spese ammissibili sono gli interventi edilizi finalizzati a eliminare le barriere architettoniche (rampe, ascensori, piattaforme elevatrici, adeguamento dei bagni, impianti elettrici e citofoni posizionati ad altezza corretta, etc), gli interventi di automazione degli impianti degli edifici e delle singole unità immobiliari funzionali ad abbattere le barriere architettoniche, ma anche le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dei materiali in caso di sostituzione di impianti preesistenti. Attenzione, però: il bonus è valido per gli edifici già esistenti e non sono agevolabili le opere, anche se effettuate allo stesso scopo, riguardanti immobili di nuova costruzione.

Come richiedere il Bonus barriere architettoniche 2023

Come per le altre agevolazioni fiscali legate all’edilizia, anche per questo bonus si possono portare in detrazione, nella dichiarazione dei redditi, al 75% per cinque anni  le spese documentate sostenute dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2025. In alternativa c’è la possibilità – ove ammissibile – di richiedere lo sconto in fattura o la cessione del credito.

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Edilizia, ristrutturazioni e bonus: tutte le novità del 2023

Dal mese di gennaio 2023 diversi bonus edili subiranno dei cambiamenti: alcuni verranno soppressi e altri saranno rimodulati. Ecco una lista dei bonus di cui i cittadini potranno usufruire durante i prossimi dodici mesi: sarà utile per orientarsi qualora si abbiano in programma lavori di ristrutturazione nella propria abitazione.

Bonus Ristrutturazione

Il Bonus Ristrutturazione edilizia è una agevolazione fiscale prevista per gli interventi di ristrutturazione edilizia che sarà valida fino al 31 dicembre 2024.

Questa detrazione, disciplinata dall’articolo 16-bis del DPR n. 917/86 (Testo unico delle imposte sui redditi), consente di detrarre dall’Irpef il 50% delle spese sostenute per la ristrutturazione delle abitazioni individuali e delle parti comuni dei condomini, fino a un massimo di 96.000 euro.

Possono beneficiare di questo bonus sia i proprietari che i titolari di diritti sull’immobile, come i locatari o i comodatari, i soci di cooperativa, gli imprenditori individuali per gli immobili che non siano beni strumentali o merci, i familiari conviventi, i coniugi separati assegnatari dell’immobile e i conviventi.

Bonus Facciate

Il Bonus Facciate, misura che prevede una detrazione fiscale del 60% per le spese sostenute per la riqualificazione delle facciate esterne di edifici esistenti, non sarà più disponibile a partire dal 2023. Infatti, la detrazione è valida solo per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022.

Il Superbonus 90%

A partire da quest’anno, il Superbonus passerà dal 110% al 90% nella maggioranza dei casi. L’aliquota esatta che sarà applicata varierà a seconda del soggetto e del rispetto di determinate condizioni.

Per i condomini, le persone fisiche proprietarie (o comproprietarie) di edifici composti da fino a 4 unità immobiliari, le Onlus, le Associazioni di volontariato e le Associazioni di promozione sociale, la detrazione del superbonus sarà del 110% per le spese sostenute nel 2023 se:

  • La CILAS è stata presentata entro il 25 novembre 2022 e l’assemblea che ha approvato l’esecuzione dei lavori è stata tenuta tra il 19 e il 24 novembre 2022;
  • La CILAS è stata presentata entro il 31 dicembre 2022 e l’assemblea che ha approvato l’esecuzione dei lavori è stata tenuta entro il 18 novembre 2022;
  • Si tratta di un intervento di demolizione e ricostruzione degli edifici e l’istanza per acquisire il titolo abilitativo è stata presentata entro il 31 dicembre 2022.

La data della delibera assembleare deve essere certificata dall’amministratore o dal condomino che ha presieduto l’assemblea.

Per le spese sostenute in periodi diversi, la detrazione sarà:

  • Del 110% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022;
  • Del 90% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023;
  • Del 70% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2024;
  • Del 65% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2025.

Per gli edifici unifamiliari o unità immobiliari funzionalmente autonome, la detrazione del superbonus sarà del 110% per le spese sostenute:

  • Fino al 30 giugno 2022, se i lavori sono iniziati prima del 1° gennaio 2023;
  • Fino al 31 marzo 2023, se i lavori sono iniziati prima del 1° gennaio 2023 e al 30 settembre 2022 sono stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo. Se invece i lavori sono iniziati nel 2023, la detrazione sarà del 90% per le spese sostenute dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023, a condizione che:
  • Il contribuente sia titolare di diritto di proprietà o di diritto reale di godimento sull’unità immobiliare;
  • L’unità immobiliare sia adibita ad abitazione principale;
  • Il contribuente abbia un reddito di riferimento, calcolato dividendo la somma dei redditi complessivi posseduti, nell’anno precedente, dal contribuente e dal coniuge/soggetto legato da unione civile/convivente/familiare per un coefficiente che varia a seconda della composizione del nucleo familiare (1 per il solo contribuente, 1 + 1 per un secondo familiare convivente, 1 + 0,5 per un familiare a carico, 1 + 1 per 2 familiari a carico, 1 + 2 per 3 o più familiari a carico) e che non superi i 15.000 euro.

Per i soggetti che svolgono attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali, la detrazione del superbonus rimarrà al 110% fino al 2025 per gli interventi su immobili di proprietà, nuda proprietà, usufrutto o in comodato d’uso gratuito, appartenenti alle categorie catastali B/1, B/2 e D/4.

IACP (Istituti Autonomi per le Case Popolari) ed enti equivalenti, compresi gli interventi effettuati dalle persone fisiche sulle singole unità immobiliari all’interno dello stesso edificio e dalle cooperative a proprietà indivisa, la detrazione del superbonus sarà del 110% per le spese sostenute:

  • Entro il 30 giugno 2023;
  • Entro il 31 dicembre 2023 se alla data del 30 giugno 2023 sono stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo.

Ecobonus

L’Ecobonus 2023 è una detrazione fiscale prevista dall’Agenzia delle Entrate per incentivare gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Gli interventi ammissibili sono diversi e vanno dal miglioramento termico dell’edificio all’installazione di impianti a fonti rinnovabili di energia.

La detrazione può raggiungere l’aliquota del 50% o del 60% e, nel caso di interventi su condomini, può arrivare fino all’85%. Gli importi della detrazione possono essere detratti in 10 quote annuali di pari importo e possono essere fruiti fino al 31 dicembre 2024.

Bonus Verde 2023

Il Bonus Verde è un’agevolazione fiscale che consente di ottenere una detrazione del 36% delle spese sostenute per l’acquisto e la posa in opera di piante, fiori, alberi da frutto, siepi e prati, nonché per l’acquisto di attrezzature da giardino.

Questa detrazione è valida fino al 31 dicembre 2024 e può essere fruita sia da privati che da aziende. Per usufruire del Bonus Verde è necessario che gli interventi di giardinaggio siano realizzati su spazi privati o condominiali, e che siano effettuati da imprese o professionisti del settore.

È possibile detrarre fino a 5.000 euro per ogni unità immobiliare, con un massimo di 20.000 euro per ogni contribuente. La detrazione può essere fruita in 10 rate annuali di pari importo.

Bonus Mobili

A partire dal 2023, ci sono delle novità anche per quanto riguarda il Bonus Mobili, ovvero la detrazione del 50% per le spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici destinati all’arredo di un immobile oggetto di ristrutturazione.

La prima novità consiste nella riduzione dell’importo massimo di spesa detraibile, che scende da 10.000 euro nel 2022 a 8.000 euro nel 2023. Inoltre, a partire dal 2023, il Bonus Mobili sarà disponibile anche per chi ha iniziato interventi di recupero del patrimonio edilizio a partire dal 1° gennaio 2022.

Per chi effettua interventi di recupero del patrimonio edilizio sia nel 2022 che nel 2023, il limite di spesa di 8.000 euro deve essere calcolato al netto delle spese sostenute nel 2022.

Per poter beneficiare del Bonus Mobili, è importante ricordare che i mobili e gli elettrodomestici devono rispettare determinate classe di efficienza energetica. In particolare, i forni devono essere di classe non inferiore alla classe A, le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie devono essere di classe non inferiore alla classe E, i frigoriferi e i congelatori devono essere

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Bonus ristrutturazione, ecco le novità previste per il 2023

La bozza della Legge di Bilancio 2023 approvata dal Consiglio dei Ministri descrive, fra le altre cose, anche le principali novità e proroghe in materia di bonus edilizi, incluso il bonus ristrutturazione.

Quest’ultimo è stato rinnovato per il 2023 e per tutta la durata del 2024, con conferma della detrazione del 50% delle spese sostenute, ripartite su dieci quote di uguale importo. Il bonus continua a essere riconosciuto fino ad un massimo di 96 mila euro per ogni unità immobiliare.

In particolare, il bonus per la ristrutturazione è rinnovato con detrazione IRPEF al 50% per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio pagati fino al 31 dicembre del 2024; per tutte le somme pagate a partire dal 1 gennaio 2025, invece, tornerà in vigore il vecchio bonus ristrutturazione ‘ordinario’ di cui all’art. 16 comma 1 del decreto legge n. 63 del 2013, che prevede la più bassa detrazione del 36% e l’importo massimo di spesa detraibile di 48mila euro per ogni unità immobiliare.

Il bonus ristrutturazioni edilizie può essere usato anche più volte, fino a concorrenza dell’ammontare massimo (ovvero 96mila euro). Ovviamente la detrazione non può essere richiesta per due volte per il medesimo lavoro, ma, per esempio, può essere chiesta per i lavori di ristrutturazione di un immobile e i successivi lavori di ampliamento del garage pertinente all’unità immobiliare stessa.

Fino al fino al 31 dicembre 2024, come alternativa alla detrazione, è possibile ai sensi del Decreto Rilancio n. 34 del 2020 anche chiedere lo sconto in fattura o la cessione del credito.

Chi può usufruire del bonus ristrutturazione?

Nel disegno della Legge di Bilancio 2023 non ci sono novità o modifiche che riguardino i soggetti ammessi a chiedere il bonus ristrutturazione, che per il 2023-2024 può essere richiesto:

  • dal proprietario dell’unità immobiliare, nonché dal nudo proprietario;
  • da chiunque abbia un diritto reale di godimento sul bene;
  • dal comodatario o inquilino dell’unità;
  • da imprenditori individuali (ma solo per immobili adibiti ad abitazione);
  • da soci di società semplici e cooperative, e dagli altri soggetti indicati nell’art. 5 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi.

Anche per i prossimi due anni spetta la legittimazione ad utilizzare il bonus ad un familiare convivente del possessore o detentore del bene immobile, al convivente fuori dal matrimonio o parte dell’unione civile, ed al coniuge separato purché gli sia assegnato il bene immobile intestato all’altro coniuge.

Possono richiedere il bonus ristrutturazione anche i condomini per i lavori sulle parti comuni (manutenzione ordinaria e straordinaria, risanamento conservativo e restauro/ristrutturazione edilizia), ad esempio per lavori di risanamento sulle zone comuni, di installazione di un ascensore o di sistemi contro l’effrazione e via dicendo.

Vale sempre, anche per i condomini, il limite della detrazione al 50% fino a 96mila euro di spesa per ogni unità immobiliare.

Accede alla detrazione, in questo caso, ogni singolo condominio sulla base delle quote millesimali di proprietà o in alternativa degli altri criteri applicabili ai sensi degli artt. 1123 ss. del Codice Civile.

Spese ammesse al bonus ristrutturazione: quali sono

I lavori ammessi a partecipare al bonus ristrutturazione, anche per il 2023-2024, sono quelli legati agli interventi di restauro e di ristrutturazione del patrimonio immobiliare, vale a dire i seguenti:

  • realizzazione di posti auto o di box auto;
  • ristrutturazione o costruzione degli edifici (anche non abitativi) che hanno subito danni da calamità naturali, purché sia stato dichiarato lo stato di emergenza;
  • interventi per bonificare l’amianto;
  • lavori per contrastare il compimento di atti illeciti da parte di terzi (come installazione di grate, saracinesche, vetri anti-sfondamento, cancellate, porte blindate) e i lavori per la sicurezza domestica (come l’implementazione di sistemi di antifurto);
  • lavori anti-sismici (se eseguiti nei centri storici, devono essere non su singoli edifici, ma su più edifici in base ad un unico progetto);
  • costruzione di scale interne;
  • opere volte a ridurre gli infortuni domestici e al rafforzamento della sicurezza (come per esempio installazione di vetri anti-infortuni, corrimani);
  • costruzione/ristrutturazione di servizi igienici;
  • realizzazione di porte, finestre, balconi, mansarde, o trasformazione del balcone in una veranda;
  • demolizione e ricostruzione purché non comportino ampliamento del volume dell’immobile;
  • eliminazione di situazioni di degrado;
  • installazione di ascensori e altri lavori volti ad eliminare le barriere architettoniche e facilitare la mobilità interna/esterna delle persone con gravi disabilità (la detrazione è riconosciuta limitatamente alle spese investite per lavori sull’immobile, e non all’acquisto degli strumenti);
  • interventi per migliorare l’efficienza energetica o il risparmio energetico (come l’installazione di un impianto fotovoltaico, purché direttamente finalizzato a fornire energia all’abitazione, e con attestazione del risparmio energetico ottenuto);
  • lavori per contenere l’inquinamento acustico e per la cablatura degli edifici;

e tutti gli altri interventi di manutenzione straordinaria, risanamento conservativo e restauro e ristrutturazione edilizia, così come elencati all’art. 3, lettere b, c e d del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001.

Gli interventi di manutenzione ordinaria per le singole unità immobiliari concorrono al bonus ristrutturazione solo se sono inseriti all’interno di un più grande intervento di ristrutturazione dell’immobile (mentre per i condomini sono sempre ammessi).

Altre spese secondarie ammesse al bonus ristrutturazione

Oltre alle spese principali così elencate, il bonus ristrutturazione così prorogato si applica anche alle seguenti spese:

  • spese di acquisto dei materiali per i lavori;
  • spese di messa in regola degli edifici;
  • il costo della relazione di conformità dei lavori svolti;
  • spese dovute per le perizie ed i sopralluoghi, nonché i costi della progettazione e altre prestazioni professionali;
  • le imposte (come l’IVA, l’imposta di bollo, le tasse dovute per la comunicazione dei lavori e per le autorizzazioni), nonché gli oneri di urbanizzazione;
  • costi collegati alla realizzazione degli adempimenti dovuti ai sensi del regolamento di attuazione dei lavori agevolati, ai sensi del decreto 41/1998.

Anche per i prossimi due anni, infine, resta possibile accedere all’IVA agevolata al 10% sugli interventi di recupero del patrimonio edilizio, come chiarito dalla guida dell’Agenzia delle Entrate.


Informazioni a cura del portale Edilizia.com – Approfondimenti e ulteriori informazioni: “Bonus Ristrutturazione 2023: La guida completa“;

 

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Ristrutturazione casa: la redistribuzione degli spazi può migliorare il tuo appartamento?

Migliorare la distribuzione degli spazi di una casa o di un appartamento può aumentarne il valore? La risposta è ovviamente sì!

Tante famiglie abitano in case progettate e costruite decenni addietro, quando le tecniche costruttive erano differenti, così come erano diverse le abitudini e le necessità di un nucleo familiare. Una casa ben progettata venti, trenta o addirittura quarant’anni fa, potrebbe non essere più funzionale nel 2022. Per questo può essere necessario migliorare la distribuzione degli spazi abitativi.

In particolare, si può “giocare” con i metri quadri soprattutto nella zona giorno, tra cucina, disimpegni e zona living. Ecco alcuni consigli per chi non sa proprio da dove iniziare.

  • Partire dalla pianta esistente, replicandola su un foglio su cui “giocare” con l’aggiunta e la rimozione di muri per ottenere una nuova distribuzione degli spazi che sia soddisfacente
  • Rimodulare o rimuovere stanze poco utilizzate e corridoi non necessari per recuperare spazio utile
  • Combinare sala da pranzo e cucina per creare un moderno spazio open space multifunzional
  • Rivedere le aperture come porte e finestre per far entrare più luce dall’esterno

Un numero minore di stanze, ma con metratura maggiore e linee visive chiare, farà infatti sembrare la casa più grande e luminosa, specialmente se c’è continuità, tra le diverse stanze, nelle finiture di pavimenti e pareti. Una delle soluzioni più utilizzate oggi, è quella di eliminare il tradizionale “ingresso” e far accedere gli ospiti direttamente nella zona integrata soggiorno-cucina. Una scelta che favorisce la convivialità e rende una casa immediatamente accogliente già dal primo colpo d’occhio.

Naturalmente, prima di poter rimuovere i muri, è necessario capire (insieme a un geometra oppure un architetto o un ingegnere) quali sono i muri portanti e verificare la direzione dei travetti del pavimento e del solaio. I muri strutturali possono comunque essere rimossi, ma dovranno essere rimpiazzati con strutture in acciaio e questo richiederà calcoli eseguiti da un professionista.

Se invece si ha l’esigenza opposta, ossia quella di aggiungere nuovi tramezzi per dividere spazi esistenti, non ci son problemi: la soluzione è relativamente semplice ed economica, con l’accorgimento di aggiungere un isolamento acustico per garantire il comfort nelle diverse stanze (ad esempio uno studio o una camera da letto).

Devi ristrutturare la tua casa?

Per consulenze, sopralluoghi e soluzioni personalizzate, puoi rivolgerti a Global Società Cooperativa Sociale. Contattaci subito!

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