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Bonus casa 2022-2023: quali scadono e quali sono stati confermati?

Bonus casa, quali sono e quali sono in scadenza a fine 2022? Ecco una lista dei bonus dedicati alle abitazioni, tra scadenze, conferme e rinnovi, che potranno essere particolarmente utili a chi decide di ristrutturare casa in Sardegna. Ma attenzione alle date!

Superbonus 110%

Il Superbonus 110%, l’agevolazione più gettonata degli ultimi anni destinata ai lavori di efficientamento energetico degli edifici, passa al 90% per i condomini dal 2023 (scenderà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025). La nuova normativa, comunque, non impatta sui cantieri già avviati per i quali l’aliquota rimarrà al 110% a patto che si tratti di lavori in cui è stata presentata una Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata. Per le case indipendenti, invece, il bonus resta al 110% fino al 31 marzo 2023 anche per chi, entro il 30 settembre scorso, abbia completato il 30% degli interventi. Per i lavori iniziati nel 2023, invece, si potrà comunque usufruire del superbonus al 90%, ma solo se si tratta di una prima casa non di lusso e con un limite di reddito del proprietario pari a 15.000 euro (valore che aumenta in base al numero di persone del nucleo familiare).

Nessuna modifica sui lavori ammessi al beneficio, che anche nel 2023 riguarderà solo i cosiddetti interventi ‘trainanti’, cioè quelli riguardanti i lavori di isolamento termico, di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale sulle parti comuni e interventi antisismici, e gli interventi ‘trainati’, come ad esempio l’installazione di impianti fotovoltaici o di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici.

Bonus ristrutturazione 50%

Questo bonus, che prevede una detrazione del 50% su un limite massimo di spesa fino a 96.000 euro, resterà in vigore fino alla fine del 2024. Dopo quella data, il beneficio tornerà all’aliquota originale pari al 36% su un massimo di spesa di 48.000 euro. Possono godere dell’agevolazione tutti i lavori di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia effettuati sulle singole unità immobiliari.

Ecobonus 65%

L’Ecobonus, la cui detrazione può arrivare fino al 65%, si applica ai lavori edili volti ad aumentare il livello di efficienza energetica degli edifici, come ad esempio gli interventi atti al miglioramento termico dell’edificio (es. coibentazione, cappotto, sostituzione pavimenti, finestre ed infissi), l’installazione di un impianto fotovoltaico o la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale. Il bonus resterà in vigore, con questa percentuale di detrazione, fino alla fine del 2024 e dopo questa data la percentuale tornerà al 36% su un massimo di spesa di 48.000 euro per unità immobiliare.

Bonus mobili 50%

La detrazione fiscale si applica all’acquisto di mobili o elettrodomestici ad alta efficienza energetica (ad esempio non inferiore alla classe A per i forni, alla classe E per le lavatrici, le lavasciugatrici e le lavastoviglie, alla classe F per i frigoriferi e i congelatori), ma solo se l’immobile è stato oggetto di interventi di ristrutturazione e recupero del patrimonio edilizio. Fino a fine 2022 la detrazione è pari al 50% su acquisti fino a 10.000 euro, mentre per gli anni 2023 e 2024 il massimale di spesa scenderà a 5.000 euro.

Bonus acqua potabile 50%

Il bonus spetta a chi installa sistemi per migliorare la qualità dell’acqua erogata da acquedotto per consumo domestico. Rientrano tra i lavori ammessi, ad esempio, l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione e addizione di anidride carbonica alimentare. Il credito di imposta, in vigore fino al 31 dicembre 2023, è pari al 50% del costo di intervento su un massimale che, per le persone fisiche, è pari a 1.000 euro.

Bonus verde 36%

Il Bonus Verde consiste in una detrazione del 36%, prorogata sino alla fine del 2024, per un ammontare complessivo non superiore a 5.000 euro per immobile. Tra i lavori ammessi, rientrano, ad esempio, quelli volti a sistemare le aree verdi, private, inserite in edifici, ad istallare impianti di irrigazione o pozzi, e a realizzare coperture o giardini pensili. Danno diritto all’agevolazione anche le spese di progettazione e manutenzione connesse alla realizzazione degli interventi elencati.

Bonus facciate 60%

Si tratta di un beneficio, in scadenza a dicembre 2022, riconosciuto per le spese finalizzate al recupero o restauro della facciata esterna degli immobili che si trovano in zone classificate “A” (centro storico) o “B” (zone di completamento). Sono quindi esclusi gli edifici ubicati nelle altre aree (“C” – zona di espansione, “D” – zona produttiva ed “E” – zona agricola). La detrazione, che per l’anno in corso è del 60%, spetta esclusivamente per gli interventi realizzati sulle strutture opache della facciata, su balconi o su ornamenti e fregi, compresi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna. Il bonus non spetta, invece, per gli interventi effettuati sulle facciate interne dell’edificio, a meno che queste non siano visibili dalla strada o da suolo ad uso pubblico

 

 

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Umidità e muffa in casa: come prevenirla?

La muffa in casa si sviluppa sui muri e su altre superfici che contengono “nutrienti” per la crescita delle spore. L’unica prevenzione realmente efficace consiste nell’evitare che l’umidita superi i valori di rischio, cioè: UR del 65% nell’aria e del 70-80% sulle superfici, dove UR = Umidità Relativa, ossia il rapporto tra la quantità di vapore acqueo contenuto in una massa d’aria e la quantità massima di vapore acqueo che la stessa massa d’ aria riesce a contenere nelle stesse condizioni di temperatura e pressione

Come prevenire la formazione di muffe

Il sistema più efficace per tenere bassa l’umidità all’interno della casa e quello di aerare frequentemente i locali aprendo spesso le finestre, oppure installare un idoneo apparato di ventilazione meccanica controllata.

La muffa si può prevenire anche trattando le superfici più fredde e umide con sostanze chimiche dotate di proprietà disinfettanti, antibatteriche ed antifungine a lungo termine da applicare sulle superfici (ad esempio i sali di boro, ioni di rame o argento, prodotti a base di calce o altri disinfettanti sintetici). Questi prodotti generalmente si applicano a pennello sulle superfici dopo averli diluiti in acqua tiepida o a temperatura ambiente.

Un’altra possibilità, sicuramente meno pratica, consiste nel rivestire le superfici più fredde, come i ponti termici, con dei materiali fortemente igroscopici (ossia capaci di assorbire l’acqua presente e ridistribuirla sul materiale). In questo modo si riduce il valore di UR a livelli più bassi rispetto a quelli di rischio.

Muffe e falsi miti da sfatare

Spesso si combatte la muffa in casa in maniera sbagliata. C’è chi ricorre alle lampade di sale o alle vaschette con sale igroscopico, ma senza ottenere risultati sensibili. Per quanto riguarda l’areazione, spesso si crede che basti arieggiare la casa al mattino per scongiurare il rischio di muffa: falso, è preferibile infatti areare per pochi minuti, ma molto frequentemente, che una sola volta per tempi lunghi. La formula magica da seguire sarebbe: 0,3 ricambi/ora, cioè 0,3 volte il volume degli ambienti per ogni ora dell’intera giornata, ovvero 0,3 x 24 = 7,2 ricambi totali al giorno.

Deumidificatori e lotta alla muffa

I deumidificatori possono sicuramente aiutare, ma costituiscono una spesa non indifferente: il consumo oscilla tra i 200 ed i 300 W per far condensare dai 3 ai 5 litri di umidità al giorno senza ricambiare l’aria, che va in ricircolo continuo. Un semplice sistema di ventilazione meccanica controllata, che scambia l’aria con l’esterno, è in grado di evacuare oltre 10 litri al giorno di umidità nel regime invernale, consumando al massimo 5 W. In fase di ristrutturazione, dunque, è bene prevedere e progettare opportunamente i punti di ventilazione per scongiurare eventuali ponti termici.

Hai muffa nella tua casa e vuoi sbarazzartene?

Per consulenze, sopralluoghi e soluzioni, puoi rivolgerti a Global Società Cooperativa Sociale. Contattaci subito!

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Devi ristrutturare casa? Ecco 5 consigli prima di iniziare

Ristrutturare la propria casa può essere impegnativo, ma anche un’ottima opportunità per migliorare il comfort abitativo e incrementare il valore dell’immobile.

Prima di iniziare i lavori di ristrutturazione è fondamentale fare una lista degli interventi necessari, dei tempi e dei costi da affrontare. Affidarsi a un tecnico che rediga un computo metrico dettagliato, sicuramente renderà questa fase preliminare molto più agevole. Anche la scelta dell’impresa è di primaria importanza. Un’impresa seria, puntuale e certificata permette di ottenere un lavoro di qualità e risparmiare tempo e denaro (perché se è vero che la qualità si paga, è altrettanto vero che i lavori eseguiti male si pagano il doppio!). Per le tue ristrutturazioni in Sardegna puoi rivolgerti a Global Società Cooperativa, un’impresa che mette a disposizione dei clienti le professionalità acquisite nel settore edile e impiantistico nel corso degli ultimi decenni.

Se volete ristrutturare la vostra abitazione, ecco cinque consigli che vi aiuteranno a valutare al meglio i punti su cui focalizzarvi.

1. Opere murarie e redistribuzione degli spazi

La prima cosa da valutare è quali sono le opere murarie necessarie per riqualificare l’immobile. Si tratta semplicemente di dare una mano di vernice oppure bisogna ritoccare anche l’intonaco? O magari sono necessarie modifiche più importanti, ad esempio spostare qualche muro per ridistribuire e ottimizzare gli spazi?

In quest’ultimo caso, è necessario affidarsi ad un professionista dell’edilizia, che saprà indicare quali sono i lavori realizzabili tenendo conto sia dei vostri desideri sia degli obblighi di legge e del rispetto delle normative.

Un buon progettista saprà senza dubbio guidarvi per ottimizzare gli spazi della casa. Con piccole modifiche (aprire un varco, cambiare la larghezza di un corridoio, modificare l’altezza di un soffitto) si possono ottenere numerosi vantaggi e cambiare volto ad una abitazione. Inoltre, un professionista del settore saprà anche farvi abbattere le spese, guidandovi nell’iter di accesso ai bonus statali per la ristrutturazione, che consentono di detrarre gran parte delle spese sostenute.

2. Impiantistica

Quando si ristruttura casa, spesso si pensa solo alle opere murarie e si trascura l’impiantistica. Un controllo preliminare all’impianto elettrico e a quello idraulico, soprattutto se si tratta di case datate, è sicuramente consigliabile. Anche in questo caso è opportuno affidarsi a professionisti certificati, in grado di stabilire l’efficienza e la sicurezza dello stato di fatto, prima di valutarne la sostituzione.

Si tratta di interventi con un impatto economico importante (anche in questo caso, ammortizzabile grazie ai numerosi bonus statali) ma che consente di rinnovare gli elementi funzionali ed estetici della casa. Inoltre può essere un’occasione di dotare l’abitazione di elementi smart grazie alla domotica oppure per installare un moderno sistema di climatizzazione a pompa di calore.

3. Climatizzazione e isolamento termico

Arriviamo infatti alla nota dolente di qualsiasi abitazione più vecchia: riscaldare in inverno o raffrescare in estate può essere complicato se gli impianti non sono efficienti o se la casa non è adeguatamente isolata dall’esterno. Infissi vecchi e spifferi sono una delle cause principali di inefficienza energetica, così come un’inadeguata protezione delle pareti esterne, risolvibile con un cappotto termico almeno sui muri più esposti alle intemperie.

Una volta isolata adeguatamente la casa, può essere necessario climatizzarla. In presenza di vecchi impianti di riscaldamento è consigliabile valutare la sostituzione in fase di ristrutturazione: combinare i lavori in corso sugli impianti con quelli per una nuova caldaia o stufa ad acqua, ad esempio, farà risparmiare notevolmente e consentirà di organizzare al meglio gli operai, sfruttando il cantiere in corso d’opera.

Soprattutto in questo periodo di forte crisi energetica e di caro bollette, un consiglio è quello di valutare l’acquisto di un sistema di climatizzazione a risparmio energetico, magari alimentato da un impianto fotovoltaico, per un risparmio ancora maggiore.

Anche per questo tipo di interventi, grazie all’Ecobonus e a numerosi altri incentivi, sono previste importanti detrazioni in fase di dichiarazione dei redditi.

4. Migliorare l’illuminazione della casa

Un’illuminazione studiata e ottimizzata può cambiare davvero il volto di una casa. Sia l’illuminazione naturale, migliorabile attraverso lo studio della posizione e della grandezza delle finestre, sia quella artificiale, importante nelle ore di buio e nelle case poco servite dal sole.

Per quanto riguarda l’illuminazione artificiale, con pochi consigli è possibile valorizzare al meglio la luce e gli spazi delle stanze:

  • utilizzare lampade posizionate altezze differenti per realizzare un’illuminazione su più livelli
  • aumentare l’intensità dell’illuminazione in caso di arredi scuri
  • scegliere lampadari in vetro o cristallo per amplificare la luce
  • assicurarsi un’illuminazione diretta negli spazi di lavoro o studio.

In ottica di risparmio energetico è consigliabile sostituire tutte le vecchie lampade con nuovi sistemi a LED. La spesa iniziale può essere importante, ma il risparmio sulla bolletta consente di recuperare rapidamente l’investimento.

5. Arredamento per esaltare i nuovi spazi

Una volta completati i lavori di ristrutturazione, si può dare una rinfrescata anche all’arredamento della casa, per renderla più moderna e funzionale. Se non siamo super esperti di design di interni possiamo rivolgerci a un consulente oppure cercare idee sul web (ci sono centinaia di siti specializzati!) ma in ogni caso è consigliabile avere le idee ben chiare prima di “riempire” i nostri nuovi spazi.

Ecco alcune linee guida per scegliere lo stile di arredamento per la vostra casa:

  • scegliere uno stile e seguirlo in ogni stanza
  • eliminare mobili superflui e inutilizzati, dando “aria” alle stanze e creando il giusto mix tra spazi pieni e spazi vuoti
  • non utilizzare, se possibile, più di tre colori per i mobili posizionati nello stesso ambiente
  • scegliere delle tinte chiare e dei grandi specchi per le pareti degli ambienti più piccoli, per farli apparire più spaziosi.

Se dopo aver letto questo articolo avete le idee un po’ più chiare e volete fare lo step successivo, contattateci per una consulenza e un preventivo.

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Pavimenti in PVC, si o no? Tutto quello che c’è da sapere

Il cloruro di polivinile (PVC) è uno dei polimeri riciclabili più usati nel mondo. Appare come una plastica dal colore bianco che in campo edilizio viene sfruttato in svariate applicazioni. Si tratta infatti di un materiale resistente, facile da pulire, che consente di ottenere un equilibrio tra praticità e possibilità di personalizzazione.

Un esempio molto comune in edilizia è sicuramente l’utilizzo del PVC flessibile, un materiale facile da posare e da pulire, per ottenere una pavimentazione che abbia un design elegante e che  allo stesso tempo risulti più economica rispetto alle alternative classiche. Il PVC flessibile è comunemente usato nei pavimenti di uffici pubblici, scuole, ospedali e in ogni spazio abitativo in cui è necessario che il pavimento sia facile da pulire e sterilizzabile.

Il PVC è elastico e non si deforma quando viene calpestato, è semplice da montare, non richiede particolare manutenzione e ha una resa estetica piacevole. Questo materiale è idoneo per coprire velocemente pavimenti esistenti, andando in copertura senza necessità di smantellare le vecchie pianelle.

Vantaggi del PVC

Il PVC è molto versatile: non si deteriora a contatto con gli agenti chimici ed è resistente al fuoco. É antiscivolo e resistente all’acqua. Inoltre, grazie alle proprietà del materiale di cui è composto, attutisce notevolmente il rumore dei passi, ed è questo uno dei motivi per il quale viene usato frequentemente negli edifici pubblici.

Per quanto riguarda il comfort domestico, il PVC rimane sempre piuttosto “caldo” anche in inverno, per cui è sempre piacevole camminare scalzi. Il pavimento in PVC è adatto a qualsiasi ambiente di una casa: cucina, camera da letto, bagno. Proprio per la sua grande versatilità e la facilità di pulizia, è idoneo a rivestire i pavimenti di qualsiasi zona della casa.

Svantaggi del PVC

Il PVC non è adatto a coprire pavimenti non livellati e non perfettamente lineari, dato il suo spessore molto sottile: in questo caso è importante affidarsi solo a imprese professionali e posatori esperti. Per gli amanti del design, un altro dei punti di debolezza del PVC è la scarsa resa estetica dei prodotti più economici: in particolare, dopo qualche tempo le fughe diventano visibili, con un effetto ottico deludente. Il consiglio è quello di scegliere un prodotto di qualità quando si decide di installare un pavimento in PVC nella propria abitazione.

Il PVC non è compatibile con il riscaldamento a pavimento, perché quando è sottoposto a fonti di calore continue si può scollare e rovinarsi facilmente.

Pavimento in PVC: quanto costa?

Il prezzo dei pavimenti in PVC naturalmente può variare anche notevolmente in base alla qualità (come accade per qualsiasi pavimentazione classica). Tendenzialmente si parte da un prezzo di 8 euro fino ad arrivare a 25 euro al metro quadro. Maggiore è il costo, maggiore saranno durata e qualità estetica del rivestimento.

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Bonus Facciate: tutte le novità aggiornate a novembre 2022

La legge di bilancio, con l’attivazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ha portato in dote diversi bonus dedicati a cittadini e imprese, volti in grande parte alla transizione ecologica degli immobili per portare un risparmio in bolletta e limare i consumi di energia, migliorando le classi energetiche degli edifici.

Tra le varie agevolazioni annoveriamo anche  il Bonus Facciate, introdotto nel 2020 e rinnovato per tutto il 2022, senza proroghe previste per il futuro, almeno al momento.

Bonus Facciate 2022: la normativa

Il Bonus Facciate a è rivolto a chi deve affrontare interventi di ristrutturazione per la riqualificazione della facciata esterna di edifici già esistenti (attenzione, il bonus non si applica alle case in costruzione) in zona A (tutti gli edifici situati nei centri storici, che rivestono un ruolo di interesse storico, artistico o culturale) o zona B (edifici costruiti in parti già urbanizzate, con zone totalmente o parzialmente edificate, dove la densità territoriale è superiore a 1,5 mc/mq). L’immobile deve avere la facciata visibile su strada pubblica.

La formula di rimborso più richiesta per il Bonus Facciate consiste in una detrazione d’imposta ripartita in 10 quote annuali fino a coprire il 90% della spesa sostenuta, per i lavori iniziati negli anni 2020 e 2021, del 60% per i lavori sostenuti nel 2022 (in base all’ultimo aggiornamento).

Per fare un esempio pratico, se eseguiamo dei lavori sulla facciata di casa, spendendo 10.000 € nel 2022, avendo scelto l’opzione di detrarre dalla dichiarazione dei redditi, possiamo richiedere la detrazione del 60%, ovvero 6.000€. Questa cifra verrà scalata dall’IRPEF in dieci rate da 600 € all’anno, per 10 anni.

In alternativa, se non si vuole (o non si può) accedere alle detrazioni in fase di dichiarazione, è possibile usufruire dello sconto in fattura oppure della cessione del credito, qualora si trovino imprese ed enti disposti ad anticipare le spese a carico del contribuente.

Bonus facciate 2022: quali lavori rientrano nel bonus

I lavori che rientrano nel Bonus Facciate sono:

  • pulitura o tinteggiatura esterna sulle strutture opache della facciata;
  • sostituzione o aggiunta di tende da sole o tende avvolgibili;
  • lavori sulle mura della facciata che influiscono dal punto di vista termico o che interessino più del 10% dell’intonaco della superficie dell’edificio.

Bonus facciate 2022: documentazione richiesta

I documenti che vanno sempre presentati quando si svolge un lavoro sono la CILA (Comunicazione Inizio Lavori Asseverata) e la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), ma per la richiesta del Bonus Facciate è necessaria una serie di documenti aggiuntiva.

Se l’immobile è una villa unifamiliare o un palazzo a sé stante, sul portale andranno caricati i seguenti documenti:

  • Visura catastale del proprietario dell’immobile;
  • domanda di accatastamento;
  • ricevute di pagamento dei tributi;
  • stralcio del PRG (strumento alternativo alla non approvazione del Piano Regolatore), soluzione volta a snellire la burocrazia e velocizzare l’accesso ai bonus;
  • documentazione idonea a verificare la visibilità su strada pubblica dell’immobile;
  • dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà;
  • atto di acquisto o contratto di locazione o sua cessione;
  • certificato catastale;
  • autocertificazione dello stato di famiglia;
  • consenso all’esecuzione dei lavori, quando il proprietario è l’esecutore dei lavori o quando lo sono locatari e familiari, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti.

Se l’immobile è un palazzo presente in un condominio, con parti da ristrutturare in comune, saranno necessari anche i seguenti documenti:

  • delibera dell’assemblea condominiale per gli interventi;
  • delibera di approvazione degli interventi;
  • delibera sulla modalità di ripartizione delle spese;
  • autocertificazione sulla natura dei lavori che verranno eseguiti.

Bonus Facciate: scadenza e rinnovo del bonus

La scadenza per il Bonus Facciate è fissata al 31 Dicembre 2022 con aliquota ridotta al 60%. Dopo tale data scadrà e non è certa la proroga al 2023, poiché il nuovo governo non ha ancora messo mano ai vari bonus casa.

Sulla Gazzetta Ufficiale è possibile consultare il testo ufficiale della Legge di bilancio, che descrive tutti i bonus previsti per il 2022.

 

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Preparare la casa all’inverno con 5 interventi di ristrutturazione

Nonostante le temperature ancora miti di questo autunno anomalo, si avvicina l’inverno e – complice anche il caro bollette – è necessario preparare la casa all’abbassamento delle temperature e alle piogge più frequenti con alcuni semplici interventi che possono migliorare l’isolamento termico dell’abitazione e portare a un notevole risparmio energetico.

Sono diverse le soluzioni possibili e variano molto a seconda della tipologia della struttura, della latitudine e delle particolari esigenze dei proprietari: in questo articolo cercheremo di suggeritivi cinque interventi da tenere in considerazione se si vuole ristrutturare casa in vista dell’inverno.

1. Sostituire gli infissi vecchi

Uno dei problemi più comuni che comportano un isolamento termico scadente è sicuramente la qualità dei serramenti. Quelli più vecchi possono lasciar passare spifferi, con un abbassamento delle temperature all’interno della casa. Gli infissi più moderni sono realizzati in modo da assicurare un buon isolamento termico durante tutto l’anno, in particolare quelli in PVC e quelli in alluminio con profilo a taglio termico. Molto importante anche la tipologia del vetro e la qualità: ormai la lastra singola è stata abbandonata in favore di due o tre lastre di vetro. Il vetro doppio è costituito da un vetro esterno semplice o stratificato, da un’intercapedine chiamata camera (e perciò detto anche “vetrocamera”) e da un vetro esterno. Il doppio vetro altro non è quindi che un vetro su cui vengono installate due lastre accoppiate e distanziate. Il vetro triplo ha le stesse caratteristiche di quello doppio ma oltre ad avere un vetro ed una camera in più ha subito un’ulteriore trattamento di bassa emissività.

2. Impermeabilizzazione di terrazzi e balconi

L’autunno e l’inverno portano in dote anche le piogge: per questo motivo aumenta la possibilità di infiltrazioni, un pericolo per qualsiasi abitazione perché portano alla creazione di umidità e muffe (contaminando la salubrità dell’aria), e se trascurato può diventare un problema più grave che può danneggiare l’intonaco e col tempo anche la struttura dell’edificio. L’impermeabilizzazione dei terrazzi e dei balconi è sicuramente una priorità. Esistono anche soluzioni poco invasive come speciali vernici impermeabilizzanti da applicare direttamente sopra la pavimentazione.

3. Rifare l’isolamento del tetto

Un altro elemento da controllare prima di addentrarsi nell’inverno è la copertura della casa, essendo questa una superficie particolarmente esposta agli agenti atmosferici. Se non sono stati eseguiti interventi da diverso tempo è bene fare un controllo per accertarsi che non sia necessario eseguire qualche riparazione. Se è un tetto non isolato in questa occasione si potrebbe investire nella trasformazione in un tetto coibentato o in un tetto ventilato, entrambi in grado di migliorare notevolmente le prestazioni di efficienza energetica dell’edificio.

4. Fare il cappotto termico

Come dice il nome stesso, il cappotto termico è un’opera edile in grado di isolare l’edificio dall’ambiente esterno, garantendo un’ottimizzazione e un efficientamento energetico che si traducono, infine, in un notevole risparmio nella bolletta elettrica e del gas. Il cappotto termico esterno è composto da lastre, affiancate e posate come “piastrelle” sulle pareti esterne di un edificio. Ogni lastra è composta da più strati di materiali isolanti, che possono essere biologici o sintetici. I materiali biologici più utilizzati per creare il cappotto termico sono la fibra di legno, la fibra di vetro, il sughero e la lana di roccia.  Tra i materiali sintetici annoveriamo il poliuretano estruso, il poliuretano espanso e il PVC.  I materiali sintetici hanno solitamente un costo minore ma anche una resa minore rispetto a quelli naturali: oltre all’isolamento termico, infatti, bisogna valutarne anche il più rapido degrado nel tempo e l’isolamento acustico inferiore rispetto alle fibre naturali.

5. Installare una stufa a pellet o una pompa di calore

Dopo aver isolato al meglio la casa dagli agenti esterni è necessario riscaldarla. Sul mercato ci sono diverse soluzioni: al netto delle oscillazioni dei mercati degli ultimi mesi, che comportano un rialzo del costo di tutti i combustibili e dell’energia elettrica, le due soluzioni migliori restano le stufe a pellet o le pompe di calore.

Le stufe a pellet hanno molti pregi che le rendono un’ottima scelta – anche di design, con modelli più moderni – per il riscaldamento domestico. Sono ecologiche (il pellet è naturale al 100%, rilasciano pochi residui dalla combustione e producono poco fumo. Un motivo per installare una stufa a pellet è la sua capacità di rendere la casa ancora più accogliente grazie alla magia della fiamma (laddove non viene più utilizzato il camino a legna, è un’ottima alternativa romantica).

I climatizzatori con pompa di calore oltre a raffrescare durante l’estate sono efficaci per riscaldare la casa durante l’inverno, optando per modelli dai consumi ridotti. Si possono usare in combinazione con altri sistemi di riscaldamento oppure, in zone dal clima particolarmente mite durante l’inverno, possono essere sufficienti ad alzare di qualche grado la temperatura di una stanza. Installare un condizionatore con pompa di calore è quindi una soluzione da considerare prima dell’arrivo dell’inverno per sostituire altri sistemi più ingombranti ed energivori.

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Come migliorare l’efficienza energetica di una casa

In questo periodo è di strettissima attualità il tema del risparmio energetico e del caro bollette. Per questo, anche il tema dell’efficientamento energetico degli edifici non è mai stato così importante come oggi. In questo articolo cercheremo di capire perché e come migliorare l’efficienza energetica di una casa, per risparmiare sulle bollette e sui costi per il riscaldamento invernale.

Secondo l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo ecosostenibile) il fabbisogno energetico di una famiglia deriva per il 54% dal riscaldamento, per il 31% dal trasporto, per il 7% dalla produzione di acqua calda e per il rimanente 8% dall’uso di apparecchi domestici e dispositivi elettronici.

Con semplici interventi sulla casa, il luogo in cui ci si ripara e ci si riscalda in inverno, si potrebbe consumare meno e risparmiare di più (fino al 40% delle spese di riscaldamento e il 20% di quelle per l’illuminazione e gli elettrodomestici). Una maggiore efficienza energetica, quindi, parte dalle nostre abitazioni, adottando dei comportamenti capaci di diminuire le nostre spese energetiche senza rinunciare ai livelli di benessere a cui siamo abituati.

Come migliorare l’efficienza energetica di una casa?

Esistono molti modi per migliorare l’efficienza energetica di una casa. Si può intervenire partendo dal risparmio sul riscaldamento e sull’energia elettrica installando impianti solari termico e fotovoltaico, oppure tramite tecniche di isolamento, o seguendo alcuni principi della bioedilizia.

Ecco alcune idee per abbattere i consumi e ridurre le bollette:

  1. Utilizzare lampadine a risparmio energetico ed elettrodomestici efficienti, scegliendo i prodotti con la classe più alta
  2. Valorizzare al massimo la luce naturale per risparmiare energia e godere della migliore qualità dal punto di vista della luminosità
  3. Migliorare l’isolamento da parte di porte e finestre e dei muri mediante un cappotto termico
  4. Scegliere il fotovoltaico per produrre energia elettrica o il solare termico per produrre acqua calda, oppure il solare termodinamico
  5. Usare termostati e timer per non riscaldare o rinfrescare più del necessario (bastano 18-20 °C per il riscaldamento e 23-25 °C per il condizionamento) o quando in casa non c’è nessuno
  6. Spegnere sempre gli apparecchi elettrici quando non vengono usati, evitando di lasciarli in stand-by
  7. Tenere collegate le prese periferiche dei computer a una presa multipla con interruttore (meglio usare quel tipo collegabile al computer con un cavo USB, che si staccano automaticamente dalla rete elettrica quando esso si spegne), in modo da spegnerle sempre quando non servono
  8. Elettrodomestici: sbrinare frigo e congelatore e non riempirli mai troppo, per farli lavorare meglio; effettuare lavaggi con la lavastoviglie o con la vatrice solo a pieno carico

Vuoi migliorare l’efficienza della tua casa?

Se hai in programma degli interventi di miglioramento (cappotto termico, ristrutturazione del tetto, impiantistica) contattaci per un preventivo o per un sopralluogo.

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Umidità in casa: le possibili cause e come risolvere il problema

L’autunno è alle porte e con la fine del caldo e della bella stagione torna il problema dell’umidità in casa, annoso e di difficile risoluzione in molte aree della Sardegna.

I sintomi più evidenti dell’eccessiva umidità di un edificio sono la condensa sulle finestre, la muffa sulle pareti o sui mobili, la pittura sulle pareti con bolle o scrostature. Tutto questo è disastroso per l’estetica dell’abitazione ma soprattutto per la salubrità degli ambienti domestici. Non sempre è facile trovare una soluzione definitiva: il punto di partenza, comunque, è cercare di capire le cause dell’umidità per poter intervenire con gli opportuni rimedi.

Le cause possono essere molteplici: la condensa che si forma per un’areazione insufficiente degli ambienti, oppure la risalita dell’umidità dal terreno, o ancora infiltrazioni di acqua piovana dai muri o dal tetto.

Le conseguenze sono di tipo strutturale, con danni anche molto evidenti alla casa, ma l’umidità influisce moltissimo anche sulla salubrità dell’aria. Le muffe diffondono spore che possono causare problemi respiratori, irritazioni e allergie. Una ambiente domestico umido rappresenta un rischio anche per le persone sensibili che soffrono di malattie croniche o che hanno un sistema immunitario debole, come gli anziani.

Come riconoscere la presenza di umidità in casa?

Ecco alcuni dei segnali più comuni che consentono di individuare la presenza di umidità eccessiva in casa:

  • condensa sui vetri che non si dissipa rapidamente;
  • macchie nere di muffa o depositi di salnitro sulle pareti o sul soffitto;
  • odore di muffa;
  • vernice scrostata, carta da parati gonfia, intonaco danneggiato;
  • macchie di umidità scolorite sulle pareti;
  • battiscopa allentati, danneggiamento o scolorimento del rivestimento del pavimento;
  • goccioline negli angoli della stanza.

Se qualcuno di questi “segnali visivi” è presente in una casa, è consigliabile contattare un professionista il prima possibile, per valutare al meglio le possibili soluzioni e intervenire rapidamente, prima che i danni diventino insanabili. Spesso soluzioni fai-da-te “nascondono” il problema senza risolverlo, anche perché le soluzioni proposte saranno differenti in base a ciò che causa effettivamente l’eccesso di umidità nello stabile.

Se si tratta di umidità da risalita capillare, ad esempio, si può iniettare un gel idrorepellente nelle pareti. Questo prodotto si espande nella muratura impermeabilizzando le pareti esterne della casa, impedendo all’acqua sotterranea di risalire.

Se si tratta di umidità da condensa, significa che l’areazione è insufficiente. Oltre ad aprire in maniera naturale e costante le finestre, una soluzione potrebbe essere l’installazione di un sistema di ventilazione e purificazione dell’aria.

Se invece l’acqua piovana entra in casa dalle pareti si parla di infiltrazioni. La soluzione è quella di impermeabilizzare la facciata, riparando eventuali crepe ed effettuando un trattamento con un rivestimento trasparente idrorepellente. Se la facciata ha subito danni molto importanti, probabilmente sarà necessario un intervento di ripristino o un rivestimento della facciata con materiali impermeabili.

Può anche capitare che l’umidità in eccesso derivi da una perdita dell’impianto idraulico. In questi casi le macchie sulle pareti e la muffa sono circoscritte e in corrispondenza del passaggio di un tubo. In questi casi, un idraulico potrà aiutarvi a risalire al punto esatto della rottura: non sempre è necessario rompere pareti e pavimenti, quindi i costi potrebbero essere comunque contenuti, se si interviene tempestivamente.

Rimedi contro l’umidità in casa

Il fattore più importante è l’adeguata ventilazione delle stanze, anche di quelle senza finestre (ad esempio, un bagno cieco). Nei casi in cui sia impossibile l’areazione naturale, è bene prevedere un sistema di ventilazione. Anche un condizionatore moderno, in modalità “deumidificatore” aiuta sensibilmente a ridurre il livello di umidità domestico. Tra i comportamenti sconsigliati, invece, c’è l’abitudine di stendere panni ad asciugare dentro casa, docce molto lunghe che producono quantità importanti di vapore acqueo e il mancato utilizzo delle cappe in cucina.

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Trasformare la vasca in doccia: permessi e incentivi per la ristrutturazione del bagno

Negli ultimi anni si sente spesso parlare della necessità di ottimizzare i consumi e gli spazi dentro le nostre abitazioni. Anche la stanza da bagno è sempre al centro di razionalizzazioni per ottenere una maggiore vivibilità e accessibilità dell’appartamento sul lungo periodo, tenendo conto delle necessità di ogni età, dai bambini ai più anziani.

E proprio pensando alle esigenze misurabili in base alle età degli inquilini, la vasca da bagno probabilmente è l’elemento che – col passare degli anni – da esigenza primaria diventa un inutile ingombro. Utilissima quando si hanno bambini piccoli (per il bagnetto e per lavare giochi e indumenti ingombranti) diventa via via un ostacolo e, con l’avvicinarsi della terza età, una vera e propria barriera architettonica.

Per questo motivo eliminare la vasca costituisce uno degli interventi più richiesti all’interno di una casa, sia per questioni di spazio che pratiche, senza dimenticare il notevole risparmio in bolletta: un bagno in vasca comporta un consumo di 100-160 litri d’acqua contro gli appena 80-90 litri di una doccia di qualche minuto. Un aspetto da non sottovalutare in quanto i consumi incidono sia sulla bolletta idrica, sia su quella elettrica.

Trasformare la vasca in doccia: l’impianto idraulico e gli spazi da considerare

Innanzitutto, come operazione preliminare, bisogna verificare che l’impianto idraulico esistente possa adattarsi alla nostra idea di sostituire la vasca da bagno con una doccia, in particolare la posizione dello scarico.

Lato estetico, è sempre nella parte inferiore della vasca che dobbiamo focalizzare l’attenzione: la superficie occupata originariamente dalla vasca può essere infatti ricoperta interamente e  per tutta la sua lunghezza dal nuovo box doccia oppure, nel caso il piatto doccia sia più corto, con dei pannelli di rivestimento da posare sopra le piastrelle del pavimento e laterali. Grazie alla vasta scelta dai rivenditori specializzati, è possibile personalizzare stili e colori per un restyling che può cambiare radicalmente l’aspetto del vostro vecchio bagno, rendendolo moderno e multifunzione.

In alcune situazioni potrebbe non essere possibile togliere la vasca preesistente e sostituirla con un box doccia, sfruttando spazi e scarichi già a disposizione, ma sarà necessario spostare alcuni elementi del bagno e più in generale rivederne la configurazione. In tal caso i costi potrebbero aumentare rispetto a quelli che solitamente sono piuttosto contenuti, se si tratta di una semplice sostituzione del sanitario.

Bonus per la ristrutturazione del bagno

Chi decide di effettuare interventi di manutenzione straordinaria in bagno potrà beneficiare, fino al 31 dicembre 2024, di una detrazione fiscale Irpef del 50% sulla spesa sostenuta, fino a un massimo di 96.000 euro per ogni unità immobiliare. Occorre specificare che la detrazione è riconosciuta solamente per gli interventi di manutenzione straordinaria del bagno ma non per quelli di manutenzione ordinaria.

La detrazione verrà ripartita in dieci quote annuali di pari importo, per cui – sempre sulla base dell’esempio fatto sopra – il contribuente potrà avere uno sconto sulle imposte da pagare o un rimborso di 2.500 all’anno per 10 anni. Il contributo sarà riconosciuto nella dichiarazione dei redditi 2025, relativa ai redditi e alle spese del 2024.

Attualmente le detrazioni fiscali per la sostituzione della vasca da bagno con un box doccia sono applicabili solo se i lavori sono abbinati ad altri interventi strutturali più importanti. In particolare, perché si possa rientrare all’interno del Bonus Ristrutturazione è necessario che vengano realizzati uno o più tra questi interventi:

  • cambio di destinazione d’uso di una stanza in locale da bagno
  • creazione di un nuovo impianto con la posa di nuove tubature
  • rifacimento completo del bagno con opere murarie
  • modifiche alla planimetria generale della casa che prevedano la demolizione e/o la costruzione di nuove pareti al fine di cambiare la distribuzione dei locali all’interno dell’abitazione

La ristrutturazione totale del bagno, ovvero quella che prevede un rifacimento dell’impianto idrico con la sostituzione delle vecchie tubature, rientra tra le casistiche per le quali è valida l’agevolazione fiscale. In questi casi, la sostituzione della vasca con un box doccia permette di accedere agli incentivi statali.

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Cos’è e come si calcola la volumetria di un edificio

Come si calcola la volumetria di un edificio?

Grazie al Decreto Semplificazioni, convertito nella Legge 12/2020 gli interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici rientrano di diritto nella definizione di “ristrutturazione edilizia”. Questi lavori possono essere effettuati con ampliamenti fuori sagoma e con il superamento dell’altezza massima dell’edificio demolito,  tenendo conto delle distanze definite per legge con i palazzi adiacenti o con qualsiasi altra struttura.

La stessa Legge 12/2020 consente anche, ove desiderato, di aumentare la volumetria degli edifici da ricostruire. Si può modificare la volumetria di un edificio se ciò è necessario per:

  • l’adeguamento alla normativa antisismica
  • l’applicazione della normativa sull’accessibilità
  • l’installazione di impianti tecnologici e per l’efficientamento energetico
  • promozione di interventi di rigenerazione urbana.

Quando si parla di calcolo di volumetria o cubatura in edilizia si intende la misurazione, espressa in metri cubi, del volume di un edificio. La volumetria di un edificio, si ottiene moltiplicando la superficie utile lorda (Sul) complessiva dei singoli piani per l’altezza interna netta (Hin) di ciascun piano o locale.

Calcolo volumetria: operazione facile?

Il calcolo sembra semplice, ma le cose sono più complesse di quanto si potrebbe pensare. Quando si calcolano i metri cubi utili, bisogna tener conto, infatti, di una serie di prescrizioni contenute nei piani urbanistici comunali (gli odierni PUC) e nelle relative Norme Tecniche di Attuazione (le cosiddette N.T.A.). Bisogna rifarsi a questi documenti comunali quando, ad esempio, non c’è concordia tra i tecnici per quanto riguarda l’altezza reale da calcolare. Lo stesso discorso vale per le superfici esterne come quelle dei balconi o di altre estensioni della proprietà che, in linea teorica, non andrebbero inseriti nel calcolo della cubatura. Anche in questi casi è opportuno esaminare i regolamenti che possono variare da Comune a Comune, verificando parametri e limiti massimi previsti.

Grazie ai moderni software, la volumetria può essere calcolata facilmente partendo però da un sopralluogo e da misurazioni effettive eseguite sul posto, pertanto è necessario che il lavoro sia eseguito a regola d’arte sin dall’inizio, poiché ogni errore minimo nelle prime fasi andrà a pregiudicare quelle future e impedire un calcolo corretto. Proprio per queste ragioni e per la presenza di numerosi cavilli burocratici e disposizioni da rispettare, è utile recarsi presso l’Ufficio Tecnico Comunale oppure affidarsi a un tecnico per accertarsi di possedere tutte le informazioni corrette ed evitare errori (e le relative sanzioni).

 

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